«FAMIGLIA ASCOLTA la PAROLA di DIO»
Riflessioni per la Festa della Famiglia 2007
Amare è Mettersi in Viaggio: L’apice, il cuore del Vangelo di oggi (Lc 2,41-52) è la risposta asciutta e intrigante di un ragazzo-maestro di nome Gesù: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».

E Maria e Giuseppe, se pur a fatica, si mettono in viaggio interiormente. Dico, se pur a fatica, perché è scritto: «Ma essi non compresero le sue parole». Questa annotazione di Luca allude a una condizione essenziale del costituirsi di un buon rapporto tra moglie e marito, tra genitori e figli, tra una generazione e l’altra: la condizione del viaggio, dell’andare insieme “altrove”, verso la casa del Padre e verso le cose del Padre. “Il più bello dei nostri mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto. (Nazim Hikmet)”.

La vita è un viaggio verso Dio e verso gli altri.
Se vogliamo incontrare gli altri e l’Altro dobbiamo metterci in viaggio. Anche nel matrimonio tanti rapporti si spezzano, perché uno dei due non si muove, o perché né l’uno né l’altro si muovono. Occorre mai dimenticare che il cammino verso l’altro è il viaggio più lungo che esista al mondo, è un viaggio mai finito. Anche nel matrimonio l’altro resta e resterà sempre l’altro e cioè un mistero, anche dopo il rapporto più intimo. “Al risveglio tu mi dici ‘Buongiorno’ e io so quali sono stati i tuoi sogni, i tuoi primi pensieri…eppure tu sei un mistero. Noi parliamo, la tua voce, il tuo pensiero, le tue parole, mi sono più familiari del mondo: ognuno di noi può terminare la frase cominciata dall’ altra… eppure tu sei, noi siamo mistero.”

Amare è Ascoltare Il filosofo contemporaneo Lévinas ha affermato il primato dell’ascolto sul dialogo. Egli si distanzia così dall’amico e connazionale Buber il quale aveva affermato che è la relazione ‘io-tu’ a far crescere le persone, perché la persona è una realtà relazionale.
Lévinas, pur partendo da questa intuizione, sostituisce la relazione ‘io-tu’ con la relazione ‘io-altro’, perché, secondo lui, tra le persone c’è una lontananza, un abisso insormontabile. L’altro non è tanto un ‘tu’ che permetta una certa confidenza al punto da eliminare la distanza, ma uno straniero irraggiungibile. L’altro è una realtà che si sottrae al mio possesso, al mio potere. Egli può svelarsi solo se c’è ascolto. Su questa tematica dell’ascolto la lettera pastorale del nostro Arcivescovo, L’amore di Dio è in mezzo a noi, ci regala delle pagine splendide: «... Di fronte a questa “Parola” e a queste parole, vogliamo metterci in ascolto. Ascoltare non è una strategia, ma una condizione umana e teologica fondamentale. Parlare e ascoltare non sono nell’uomo solo una capacità fra le altre: sono la facoltà che fa dell’uomo un uomo. Da solo l’uomo non esiste. Esiste solo nella relazione. E nel suo corpo c’è un organo che è sempre in esercizio, che funziona sempre: è l’orecchio. Gli antichi saggi di Israele facevano notare che l’uomo ha due orecchie e una bocca: il tempo dedicato all’ascolto dovrà essere almeno doppio di quello dedicato a parlare».
Il Dio della Bibbia è un Dio che parla e che richiede ascolto.
Il punto di partenza è l’ascolto, il punto di arrivo è la carità.
Diamo Parola alla Famiglia: il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l'amore di Dio incomincia con l'ascoltare la sua Parola, così l'inizio dell'amore per il fratello sta nell'imparare ad ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello, ben presto non saprà neppure più ascoltare Dio. Anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare.
Si suggerisce nella lettera pastorale che ogni comunità parrocchiale sia capace di ‘regalare ascolto’ alle persone, alle famiglie, alle parole degli uomini, alla loro esperienza umana. Ma per regalare ascolto non basta sentire: sentire è soltanto ricevere un’informazione, ascoltare è permettere che l’altro possa “rivelarsi”.

Oggi uno dei bisogni più sentiti è di parlare di sé, però manca spesso l’interlocutore che sa ascoltare, che desidera ascoltare e che trova il tempo per ascoltare. Il dono più prezioso è quello di regalare ascolto, ma sarebbe ancora più giusto dire: regalarsi ascolto. L’ascolto spesso non è tanto un dare, ma diventa un ricevere. L’ascolto autentico si colora di ‘empatia’. È una parola greca che significa ‘patire insieme’, cioè “mettersi nei panni dell’altro”, “mettersi in sintonia con l’altro”, “entrare dentro la sua sensibilità e i suoi problemi”. Soltanto in un atteggiamento empatico possono nascere il vero ascolto e la comunicazione.

Un giorno un rabbino domandò a un ebreo: «Mi ami?» E quello rispose: «Sì, certo che ti amo». E il rabbino domandò ancora: «Sai qual è il mio dolore?» «Come faccio a saper qual è il tuo dolore?», replicò l’altro. «Allora», concluse il rabbino, «non è vero che mi ami. Non mi puoi amare se non conosci il mio dolore».
Il buon ascolto non è dar ragione all’altro, non è accontentarlo, ma capirlo, comprenderlo, è coltivare un cuore misericordioso, come ci insegna magistralmente ancora il nostro Cardinale: «Per praticare l’ascolto e per entrare in sintonia con il vissuto degli altri è necessario un cuore misericordioso, senza asprezza, senza giudizio, senza condanna, senza intolleranza. Il cuore misericordioso ama e proclama la verità, ma lo fa con amore e per amore, specie quando la verità è particolarmente esigente. Il cuore misericordioso è innanzitutto cosciente del fatto che ciascuno di noi attraversa le sue difficoltà, conosce le sue povertà, sente il peso dei propri peccati. Per questo lascia a Dio solo il giudizio insindacabile sull’agire umano».

Un cuore misericordioso sa riconoscere le diversità, sa correggere e perdonare, incoraggia sempre e valorizza anche la più piccola briciola di bene. Fa crescere la comunità e aiuta i suoi fratelli a vivere l’autentica carità, ciascuno nella propria vocazione, con umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportando a vicenda con amore e conservando l’unità per mezzo del vincolo della pace: Chiesa e famiglie, comunità accoglienti e in ascolto, sulla misura del cuore di Cristo.