DON LUIGI A SARONNO
La sua intuizione
A Saronno don Luigi prestava il suo servizio regolarmente come confessore. Gli orari erano ben precisi, dopo i quali poteva ritirarsi nel suo appartamento e svolgere comunque il suo Ministero Sacerdotale.
Aveva anche un piccolo giardino dove vedeva sempre passare i ragazzi ai quali si interessò invitandoli a trascorrere alcune ore nella sua casa e, sebbene fossero rumorosi, riuscì a convincere gli altri canonici che “da sempre i ragazzi amano gridare” e che “nel loro entusiasmo è nascosto l'entusiasmo di Dio”.
Organizzò così l'oratorio, la cui sede iniziale fu la sua stessa casa e diede vita alla corale del Santuario…

Intanto nel confessionale incontra molte donne, già avanzate nell'età, che si ponevano la domanda sul senso da dare alla loro vita e che avrebbero fatto una scelta di particolare consacrazione se ne avessero avuto la possibilità.
Parlando con loro, riflette e si interroga su come aiutarle perché era convinto che “il Signore chiama sempre e in tutti i tempi: il male è che spesso non gli si dà retta”.
E diceva: “Quando si è completamente di Dio, tutto si può fare perché Dio non può non aiutarci e darci la forza anche nei momenti di prova”.

Dunque, bisognava fidarsi e lasciarsi condurre dal Signore.
Nel 1935 realizzò la sua intuizione e, tornando a Vedano, trovò la comprensione del parroco, don A. Trezzi, che intuì il soffio dello Spirito nelle parole di don Luigi.
A Saronno, infatti, il suo sguardo - raggiunto da quello di Dio - aveva imparato a guardare lontano sul mondo intero, “un mondo segnato dalla solitudine, dalla tristezza e dall'egoismo, che bisognava urgentemente riportare all'amore di Dio”.
Davanti a un mondo - secondo lui - divenuto pagano, ebbe l'intuizione di vedere nella carità dei primi cristiani il mezzo più adatto per annunciare il Vangelo. I cristiani dovevano essere presenze vive e testimoniare l'amore nella vita quotidiana e nell'attività professionale “penetrando nella società con lo spirito degli Apostoli e con la Carità pratica dei primi cristiani per far gustare la gioia di vivere fratelli in Cristo”.
I suoi unici riferimenti erano i primi capitoli degli Atti degli Apostoli in cui si evidenzia come le prime comunità siano generate dallo Spirito e dall'Ascolto della Parola.
“E' Dio che costruisce la comunità. Non dobbiamo essere noi a stabilire cosa fare, ma è Dio che ce lo chiede attraverso le cose che capitano e le persone che si incontrano”.
Al centro della sua spiritualità dunque, c'era un'idea semplice: la Carità dei primi Cristiani.

Nel 1936 fu nominato parroco a San Giovanni alla castagna a Lecco, dove fu “sacerdote secondo il cuore di Dio”, come Schuster lo aveva definito.
A lui parve di dover lasciar perdere tutto, ma non si rassegnò e, facendo la spola tra Vedano e Lecco, continuò nella sua opera confidando sempre nell'aiuto del Signore, con la certezza che “l'ideale non è quello che ci mettiamo in testa noi, ma quello che stabilisce Dio per noi”.

Don Luigi trascorreva sempre il suo giorno libero a Vedano, preoccupandosi della formazione delle sue Piccole Apostole e poi andava a Lecco a svolgere il suo dovere di parroco.
Così nel 1045, don Luigi e Clara Cucchi presentarono a Schuster il progetto del loro Istituto, il cui scopo era proprio quello di “penetrare nella società con la Carità dei primi cristiani”.
Un anno dopo, fu chiesto alle Piccole Apostole se nella loro casa potevano ospitare i bimbi abbandonati, orfani di guerra e i mutilatini.
Incominciarono così la loro opera che andò intensificandosi sempre più e il 18 gennaio 1950 fu riconosciuto come Istituto Secolare.
Il 2 febbraio dello stesso anno, le prime due Piccole Apostole fecero la prima professione e l'Istituto decollò. Il seme gettato si sparse dappertutto fino all'apertura di case anche all'estero.
Il 29 settembre 1954 don Luigi si spegneva silenziosamente, come il chicco di grano che muore per dar vita alla spiga,cosciente di aver svolto il suo ruolo e di aver segnato la strada alla comunità.

Se vi dicessero: “Io vorrei scrivere la vita del cristianesimo in un bel volume, questo volume in una pagina,questa pagina in una riga, questa riga in una sola parola, noi gli risponderemmo dicendo: scrivi “Amore”. Questa parola si esplica così: ama Iddio con tutte le tue forze e ama il prossimo come te stesso. Il primo comandamento è come il secondo; dice il Signore che non si può amare il prossimo se prima non si ama Iddio. Ecco perché San Paolo dice: se io parlassi la lingua degli Angeli e non avessi la Carità, io non sarei niente. Ecco perché S. Agostino dice: o cristiano, ama Iddio e poi fai pure quello che vuoi”.
DON LUIGI “PASTORE SECONDO IL CUORE DI DIO”

E' stato detto che nel 1936 don Luigi fu chiamato a svolgere il suo ministero come parroco a Lecco, dove fu “parroco secondo il cuore di Dio”.

Cosa significa ciò? Innanzi tutto,
- essere contento di fare la volontà del Signore, di saperlo amare dove mi chiama a servire, e di amare come Lui in costante obbedienza (e don Luigi traeva questa forza dal Sacro Cuore e dall'Eucaristia);
- Saper fare dei Sacramenti il centro della sua vita (e don Luigi era assiduo nel confessionale, sollecito verso i malati, innamorato dell'Eucaristia, tanto che spesso, passava le sue notti presso il Tabernacolo e la Croce di Cristo);
- Rappresentare la figura del servo che Gesù interpreta nella lavanda dei piedi: quindi, essere accoglienti verso tutti, ma prima di tutto verso i propri fratelli di comunità. Infatti, “una comunità cristiana si riconosce per l'accoglienza fraterna tra i suoi membri, prima ancora che per il suo slancio missionario”.

Lo stesso papa Giovanni Paolo II, proclamandone l'eroicità delle virtù, ha riconosciuto che “don Luigi visse sempre alla luce della fede, della speranza e della carità… Cristo fu al centro della sua vita e fu l'anima del suo sacerdozio. Ogni giorno si immergeva nella preghiera, attorno alla quale ruotavano tutte le manifestazioni della sua vita.
Perdendosi nel mistero di Dio, si ritrovava nel mistero dell'uomo. Nelle difficoltà, esprimeva tutta la sua fiducia nella Provvidenza…
Fonte di pace e di forza era la comunione con il Signore. Anche la Beata Vergine era la stella della sua vita: da lei si sentiva condotto per mano.”
Don Luigi praticava con semplicità e in modo perfetto anche la virtù della prudenza; esercitò la giustizia verso Dio e verso il prossimo… Fu sincero, fedele, costante nei propositi, tenace, austero con se stesso e benevolo con tutti, trasparente, casto, povero e rispettoso con i superiori.
Nella parola “marcimento”, espresse la fecondità di una vita vissuta, nel nascondimento, nell'amore, nella gioiia e nel dono.
Mai si sentì diviso, perché la sua vita fu incentrata su Dio.

…E il motivo per cui viene beatificato è proprio quello di essere stato pastore prima ancora che fondatore.
Come parroco, infatti, fu pastore esemplare, dimostrando di aver assimilato le virtù del buon pastore…. Anche in tempo di guerra protesse la parrocchia, accolse gli sfollati e difese i fascisti perseguitati.
Ebbe sempre un atteggiamento costruttivo verso tutti e mai fu accusato di essere un prete politico; non fu nemmeno debole e opportunista.
Fu un pastore fermo, leale, coraggioso.