“Vi porto nel cuore, a tutti dico: amatevi gli uni gli altri, così vivrete nella giustizia, nel perdono e nella pace. Il nostro maggiore contributo alla pace in un mondo gravido di conflitti e di minacce di nuovi assurdi conflitti nascerà da un cuore che anzitutto vive in se stesso il perdono e la pace. Servitevi con amore a vicenda facendovi prossimi a tutti, perché chi rende il più piccolo servizio al minimo di tutti i fratelli lo rende non solo al mistero della dignità umana ma a ciò che la fonda, cioè al mistero di Gesù”.


Cardinale Martini,

saluto alla Diocesi, Duomo, 8 settembre 2002



«Ha insegnato qual è la Parola da seguire»

Messaggio inviato dal Papa per la celebrazione delle esequie del cardinale Carlo Maria Martini e letto dal cardinale Angelo Comastri.

Cari fratelli e sorelle, in questo momento desidero esprimere la mia vicinanza, con la preghiera e l’affetto, all’intera arcidiocesi di Milano, alla Compagnia di Gesù, ai parenti e a tutti coloro che hanno stimato e amato il cardinale Carlo Maria Martini e hanno voluto accompagnarlo per questo ultimo viaggio.

«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino » ( Sal 118[117], 105): le parole del salmista possono riassumere l’intera esistenza di questo pastore generoso e fedele della Chiesa. È stato un uomo di Dio, che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto la luce della sua vita, perché tutto fosse « ad maiorem Dei gloriam », per la maggior gloria di Dio. E proprio per questo è stato capace di insegnare ai credenti e a coloro che sono alla ricerca della verità che l’unica Parola degna di essere ascoltata, accolta e seguita è quella di Dio, perché indica a tutti il cammino della verità e dell’amore. Lo è stato con una grande apertura d’animo, non rifiutando mai l’incontro e il dialogo con tutti, rispondendo concretamente all’invito dell’a­postolo di essere «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della spe­ranza che è in voi» (1Pt4,13). Lo è stato con uno spirito di carità pastorale profonda, secondo il suo motto episcopale, Pro veritate adversa diligere, attento a tutte le situazioni, specialmente quelle più difficili, vicino, con amore, a chi era nello smarrimento, nella povertà, nella sofferenza.

In un’omelia del suo lungo ministero a servizio di questa arcidiocesi ambrosiana pregava così: «Ti chiediamo, Signore, che tu faccia di noi acqua sorgiva per gli altri, pane spezzato per i fratelli, luce per coloro che camminano nelle tenebre, vita per coloro che brancolano nelle ombre di morte. Signore, sii la vita del mondo; Signore, guidaci tu verso la tua Pasqua; insieme cammineremo verso di te, porteremo la tua croce, gusteremo la comunione con la tua risurrezione. Insieme con te cammineremo verso la Gerusalemme celeste, verso il Padre» ( Omelia del 29 marzo 1980).

Il Signore, che ha guidato il cardinale Carlo Maria Martini in tutta la sua esistenza accolga questo instancabile servitore del Vangelo e della Chiesa nella Gerusalemme del cielo. A tutti i presenti e a coloro che ne piangono la scomparsa, giunga il conforto della mia benedizione.

Benedetto XVI



LA COMUNIONE: PLURIFORMITÁ DELL'UNITÁ

«Carissimi, siamo qui convocati dalla figura imponente di questo uomo di Chiesa per esprimergli la nostra commossa gratitudine», aveva detto Scola in omelia. Un grazie per la testimonianza offerta «anche nella prova della malattia e della morte». «La luce della Parola di Dio, sulla scia del Concilio Vaticano II, abbondantemente profusa dal cardinale su tutti gli uomini e le donne, non solo della terra ambrosiana, è il dono attraverso il quale Gesù accoglie chiunque decide di seguirlo», spiega l’arcivescovo. «Affidare al Padre questo amato pastore significa assumersi fino in fondo la responsabilità di credere – più che mai in questo anno della fede – e di testimoniare il bene della fede a tutti. Ci chiede di diventare, con lui, mendicanti di Cristo»; lui «che viveva eucaristicamente nella fede della Risurrezione, ha sempre cercato di abbracciare tutto l’uomo e tutti gli uomini». Infine: «Nella Chiesa le diversità di temperamento e di sensibilità, come le diverse letture delle urgenze del tempo, esprimono la legge della comunione: la pluriformità nell’unità.
Questa legge scaturisce da un atteggiamento agosti­niano molto caro al cardinale – scandisce Scola –: chi ha trovato Cristo, proprio perché certo della Sua presenza, continua, indomito, a cercare».

Card. Angelo Scola





NELLA LINGUA DI CIASCUNO

Dopo una lunga vita spesa a farsi eco della Parola di Dio, era rimasto quasi senza parole. Quando gli ultimi suoni che dovevano esserci consegnati – puri respiri, quasi – sono stati consegnati, il cardinale Martini ha consegnato anche lo spirito. L’ha consegnato a Dio, certamente. Ma tutte le sue parole, fino all’ultimo respiro, le ha prima consegnate a noi. Che cosa ci dicevano queste parole? E chi le eredita? E come deve fiorire il seme, ora che ha assolto il suo com­pito fino a nascondersi nella terra e morire?
Le sue parole dicevano, alla fine, una cosa sola: che c’è una sola Parola veramente degna di ascolto... (leggi tutto)



- Speciale di Avvenire (domenica 2 settembre 2012)
- Comunicato dell'Azione Cattolica Ambrosiana
- Sito Azione Cattolica Ambrosiana