apeciti


Santi, maestri di umanità
per la vita di ogni giorno

Apeciti: ci insegnano a essere veri amici di Dio

«I santi hanno un segreto: sono misteriosamente contemporanei di ogni generazione perché sono radicati nell’eterno di Dio. È una frase di Giovanni Paolo II che amo molto – confessa monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio per le cause dei santi dell’arcidiocesi di Milano –.

Ci aiuta a ricordare che i santi sono uomini e donne come noi: Vangelo incarnato, maestri di umanità, fratelli e sorelle che ci guidano nel cammino verso la santità, a cui tutti i battezzati sono chiamati. Santità in fondo è amicizia con Dio, è essere innamorati di Gesù, come insegna Benedetto XVI nelle sue catechesi: i santi sono i veri riformatori della vita ecclesiale e sociale perché rinnovati in profondità dall’amore di Dio». Non sorprenda, dunque, che il calendario della Chiesa – dove ogni giorno si offrono volti e storie di santità da conoscere, pregare, imitare – abbia un giorno in cui ricordarli tutti assieme: la solennità di Tutti i Santi. «Da secoli è il 1° novembre, ma non è così da sempre», spiega il sacerdote ambrosiano.

Quale è l’origine di questa festa? È bello ricordare come il primo nome dei cristiani fosse «i santi». Così si chiamavano fra loro. Battezzati, figli di Dio, che partecipano alla santità di Dio e vivono il Vangelo dell’amore. Erano gli altri a chiamarli «cristiani»: quelli del «partito di Cristo». Intanto prende forma il titolo di «martire»: testimone . Come Stefano, il protomartire. Ma a chi spetta il titolo? Solo a chi è stato ucciso per il Vangelo? Solo alle figure eccezionali? Una novità importante si ha il 13 maggio 609 quando Bonifacio IV consacra il Pantheon, trasformato in chiesa. Il luogo delle divinità pagane diventa il luogo dei santi cristiani e l’anniversario della dedicazione la festa di tutti i santi.

Come si arriva alla data attuale? Da Roma la festa si diffonde nel nord Europa. Nel mondo anglosassone, in particolare, dove si faceva iniziare l’anno il 1° novembre nel segno dei morti, della paura della morte, delle tenebre dell’inverno. Alla festa pagana si sostituisce la festa cristiana: festa di luce, speranza, gioia. Festa di Tutti i Santi: Halloween ha una radice cristiana. Dal nord la festa, con la nuova data, torna nel mondo latino e – siamo nel XV secolo – si salda al 2 novembre, commemorazione dei defunti. Il 1° novembre ricordiamo i santi, che sono già presso Dio e pregano per noi; il 2 novembre i fratelli ancora in cammino, sulla via della purificazione, per i quali siamo invitati a pregare. Due date che additano il grande mistero della comunione dei santi...

Mistero grande: tanto più rispetto alla mentalità del nostro tempo, no? Mistero che possiamo comprendere ricorrendo all’immagine paolina del corpo di Cristo. Se una parte del corpo soffre o gioisce, soffre o gioisce tutto il corpo. Comunione dei santi significa che non siamo mai soli e chi ci ha preceduti nel cammino ci vuole bene e ci accompagna verso la stessa meta, la vita piena in Dio. I santi – insegna papa Wojtyla – sono misteriosamente contemporanei di ogni generazione perché radicati nell’eterno di Dio. Uomini e donne come noi, non solo da pregare ma da imitare per diventare anche noi – come loro – Vangelo incarnato.

I santi sono maestri di umanità, uomini e donne riusciti. Ai quali chiediamo grazie, miracoli... Attenzione: i miracoli che ci ottiene la loro intercessione sono segni. Non di potenza ma d’amore. Doni di Dio per noi. Per indicarci la via. E i compagni di strada davvero affidabili. Come aiutare i fedeli e le comunità, nella loro vita ordinaria, a tornare «alla scuola» dei santi? Ci illumina la lettera apostolica Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II, dove afferma che la santità è «la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale», da «riproporre a tutti con convinzione» quale «misura alta della vita cristiana ordinaria ». Perciò è buona cosa conoscere i santi, per quello che erano davvero: anche sapendoli collocare nel loro contesto storico e culturale, cogliendoli nella loro personalità, altrimenti ci risulta incomprensibile un Carlo Borromeo con le sue pratiche di penitenza. Che erano una via, non un fine.

Signore, tu mi basti , pregava san Carlo: preghiera modernissima! I santi sono uomini come noi e ci insegnano come possiamo essere santi, dentro la nostra condizione. Penso ai genitori di Teresa di Lisieux, Luigi e Zelia Martin, a quella gara d’amore che fu la loro vita coniugale e che le loro lettere ci raccontano... Impariamo a conoscerli. Non sempre l’agiografia o l’arte devozionale ci aiutano...

Sì, ma non trascuriamo anche le occasioni semplici, gli strumenti ordinari. Penso alla consuetudine, in alcune parrocchie, di distribuire immaginette ai fedeli, il 1° gennaio, tenendole voltate, perché nessuno sappia quale santo gli viene «affidato » e dovrà impegnarsi a conoscere nei dodici mesi successivi. Facendone il compagno del proprio cammino quotidiano verso la santità.

Mons. Ennio Apeciti - Responsabile delle Cause dei santi della Chiesa ambrosiana

-----------------------

A questo link, puoi scaricare il documento (pdf) - Fonte: Avvenire

Immagini dalla Mostra “S.Carlo nella storia e a Saronno” 1610-2010